PRAMANTHAARTE  
 
 
2015     PHOTISSIMA / IMAGOCRAZIA / XENA ZUPANIC / M.M.D.P. 429 (II)  
 
 
 
 
 
  Photissima Art Fair & Festival / Imagocrazia. Photography inside/behind contemporary

Xena Zupanic. M.M.D.P. 429 (II)
a cura di Maria Rosaria Gallo e Antonio Bruno Umberto Colosimo

31 Luglio 2015
Pramantha Arte
Chiostro dei Frari, San Polo
Venezia, Italia

performance: Venerdì 31 Luglio 2015 ore 16.30

Imagocrazia. Photography inside/behind contemporary - la rassegna organizzata da Pramantha Arte nell’ambito di Photissima Art Fair & Festival al Chiostro dei Frari a Venezia, a cura di Maria Rosaria Gallo e Antonio Bruno Umberto Colosimo - il prossimo venerdì 31 Luglio giunge al secondo appuntamento con Inquisit Istriae: un progetto di Klara Mrsic, direttrice del Boombarstick, street-urban art festival di Dignano (Croazia), la quale ha affidato al fotografo Matteo Cardin  e alla performer  Xena Zupanic  il compito di documentare/interpretare/raccontare lo spirito animante di un’idea nata nel 2013.

«Boombarstick – specificano i curatori della rassegna - è un progetto che, attraverso un intervento di street art programmata con la realizzazione di giganteschi murales sulle facciate del borgo medievale del centro storico di Dignano, coniuga attualità, denuncia e recupero del patrimonio storico-artistico di una città dal passato fiorente e turbolento, tanto illustre quanto sinistro, oggi abbandonata alle sue varie fantasmagorie architettoniche, che subì per molti secoli il dominio veneziano e fu sede dell’Inquisizione in Istria. Ecclesia Inquisit Istriae, infatti, è la scritta che compare sull’architrave del portale della chiesa di San Martino, dove pare siano avvenute oltre 160 esecuzioni.

Con 11 scatti - stampati in grandi dimensioni - Matteo Cardin indaga i misteri di Dignano e mette in atto un’inquisizione al contrario, un’inquisizione eretica in cui la fotografia diventa esaltazione sacrilega e azione magica. L’occhio fotografico si sposta per le vie immobilizzate della città, per i vicoli stretti, per i piazzali e interroga il silenzio statico dello spazio urbano interrotto da incantesimi di personaggi, storie e colori impressi su enormi, imponenti facciate. Il bianco e nero è il filtro rilevatore con cui il fotografo/inquisitore intercetta lo spirito trasudante della città, l’ectoplasma che assume le sembianze di una dama in nero, intensa, immateriale ed eterea, solida e vaporosa. Un’entità danzante, che fuoriesce dal vuoto, dagli orifizi del tempo, dalle crepe delle rovine per la verifica della morte della morte; per la verifica e la celebrazione del sacrilegio compiuto».

Il prossimo Venerdì 31 Luglio alle ore 16.30 - presso lo stand Pramantha Arte in Photissima al Chiostro dei Frari (Archivio di Stato) - Inquisit Istriae riporta a Venezia il fantasma vivente della città che fu sotto il suo dominio, Dignano: trasfigurata nell’aspetto con la mostra, transumata nello spirito con la performance.

Il direttore artistico Klara Mrsic racconta del progetto: «questa storia nasce nella città di Dignano in Istria (Croazia), che è stata per diversi secoli sotto la dominazione veneta. Intorno al 1600, Dignano era il capoluogo istriano, una città prosperosa piena di artigiani e negozi, oltre che un importante luogo di culto con la chiesa dei flagellanti e la sede dell’inquisizione veneta, nella chiesetta di san Martino. In quella stessa chiesetta di San Martino sono avvenute più di 160 condanne a morte, di cui parte dei condannati veniva sepolta viva in dei sarcofagi chiusi poi nelle mura della città. Ancora oggi Dignano è un luogo di culto molto visitato per la sua chiesa principale, quella di San Biagio, che è la quinta chiesa con più reliquie al mondo e contiene le mummie, i corpi santi, più antichi d’Europa. Oggi croata, dopo esser passata sotto varie dominazioni, Dignano è una cittadina decrepita, piena di ruderi e semi-abbandonata, ma ancora con le tracce architettoniche di un illustre passato. Così il festival d’arte e musica Boombarstick (che esiste dal 2013) ha preso l’incarico di ridare colore alla città grazie a degli affreschi giganti dipinti sulle vecchie facciate del centro storico medievale cittadino. Questi affreschi murali vogliono restituire lustro all’immagine della città, fargli riavere la dignità persa nel corso degli ultimi anni e spingere i suoi abitanti verso la resurrezione. Invece dipingere le facciate di un centro urbano medievale (nonostante gli interventi di artisti di fama - e spessore - internazionale) viene quasi percepito come una blasfemia o un sacrilegio. Per ciò abbiamo voluto fare un parallelismo creativo tra l’inquisizione e i corpi dei condannati murati da secoli dentro le case in contrasto al “sacrilegio” di dipingere queste facciate (che già da sé raccontano una storia). Non a caso il soggetto di 'Inquisit Istriae', Xena Zupanic, viene vista dal fotografo Matteo Cardin come un ectoplasma che vive nelle mura della città e che risorge grazie ai disegni, interpretati (in questo contesto) come dei vividi incantesimi realizzati proprio perché l’anima di Dignano - e dei suoi abitanti – “torni a vivere”; mentre Xena, con la performance M.M.D.P. 429 (II), vuole “assicurare l’autopsia”, ovvero vedere con occhi propri l’ultima verità del suo essere: la discesa nel sottosuolo, nel regno della morte chiarificatrice. Il suo atto di morire è un’estasi richiamata, voluta, un ricongiungimento con il dolce Divino. Un Divino che divieta l’amarezza, il fiele focoso che ci costa la vita».

E Xena dice di sé: «Ammetto: io Xena, il soggetto cosciente, con l’indirizzo e il numero civico in regola, con la misura delle scarpe immutabile, con il colore variabile, con il preciso dolore sul costato sinistro individuabile ma invisibile, sono un aborto non trascurabile, un’annichilita, avvilita, disprezzata, derelitta e abbandonata, un’annientata nel centro del niente, spogliata di me stessa e da tutto, sprofondata nell’abisso del mio niente, staccata dal creato e da me stessa, voglio negazione della volontà, la volontà risoluta di non voler sapere più di volontà propria.  Sono un aborto folle, una jurodivyja  non molle, una che non molla la matrice maestosa in un punto fisso mostrata».

(Testo di Maria Rosaria Gallo, Foto di Matteo Cardin)


Photissima Art Fair & Festival / Imagocrazia. Photography inside/behind contemporary

Xena Zupanic. M.M.D.P. 429 (II)
curated by Maria Rosaria Gallo and Antonio Bruno Umberto Colosimo

July 31, 2015
Pramantha Arte
Chiostro dei Frari, San Polo
Venice, Italy

performance: Friday 31 July 2015 at 4.30 pm

Imagocrazia. Photography inside/behind contemporary - the event program organized by Pramantha Arte with in Photissima Art Fair & Festival at the Cloister of the Frari in Venice, edited by Maria Rosaria Gallo and Antonio Bruno Umberto Colosimo - next Friday, July 31 comes with its second appointment with Inquisit Istriae: a Klara Mrsic's project, director of Boombarstick street-urban art festival in Vodnjan-Dignano (Croatia), who has entrusted to the photographer Matteo Cardin and performer Xena Zupanic the task of documenting/interpreting/telling the animating spirit of an idea born in 2013.

«Boombarstick - specify the curators of the program - is a project of a planned street art interventions by creating giant murals on the medieval facades of the historical center of Vodnjan-Dignano; a project that combines newness, protest and salvage of historical and artistic heritage of this city which has had a flourishing and turbulent past, so illustrious as sinister, today abandoned to its various architectural phantasmagorias, and which was subjected to the Venetian rule for many centuries and which was the seat of the Inquisition in Istria. Ecclesia Inquisit Istriae, in fact, is the writing that appears on the portal of St. Martin church, where it seems to have occurred over 160 executions.

With 11 pictures - oversized printed - Matteo Cardin investigates the mysteries of Vodnjan-Dignano and accomplishes a reverse and heretic inquisition in which photography becomes sacrilegious exaltation and magical action. The camera's eye passes the city going through the immobilized streets, the alleys, the squares and it questions the static silence of urban space, interrupted by wizardries of characters, stories and colors imprinted on huge, imposing facades. The black and white is the detector filter with which the photographer/inquisitor intercepts the oozing spirit of the city, the ectoplasm that takes the shape of a lady in black, intense, ethereal and intangible, solid and vaporous. A dancing entity, coming out from the vacuum, from the orifices of the time, from the cracks of the ruins to verify the death of death; to verify and celebrate the accomplished sacrilege».

Next Friday, July 31 at 16.30 - at the Pramantha Arte's stand in Photissima into the Cloister of the Frari (State Archives) - Inquisit Istriae brings back to Venice the living ghost of the city which was subjected to its rule, Vodnjan (Dignano), transfigured in its aspect by the exhibition, moved as spirit by the performance.

The Art Director Klara Mrsic tells about the project: «this story begins in the town of Vodnjan-Dignano in Istria (Croatia), which for several centuries has been under the Venetian domination. Around 1600, Vodnjan was the capital of Istria, a prosperous city full of artisans and shops, as well as an important house of worship with the church of the flagellants and the Venetian Inquisition seat in the church of St. Martin. In that same church of San Martin more than 160 death sentences were commanded, part of the condemned of which was buried alive in coffins and then closed in the city walls. Dignano is still a house of worship very visited for its main Church of San Biagio, which is the fifth church with more relics in the world and contains the oldest mummies (the bodies of saints) in Europe. Nowadays Croatian, after passing under various dominations, Vodnjan-Dignano is a decrepit town, full of ruins and semi-abandoned, but still with the architectural traces of an illustrious past. So the Boombarstick art and music festival (active since 2013) has taken the task of give back colour to the city thanks to the giant murals painted on the old facades of the historic medieval city. These wallpaintings want to restitute luster to the image of the city, letting it re-gain the dignity lost in recent years, and pushing its people towards resurrection. Instead painting the facades of medieval towns (despite the interventions of famous International big artists) is almost perceived as blasphemy or sacrilege. That's why we wanted to do a creative parallelism between the Inquisition, and the bodies of the condemned immured over centuries inside Vodnjan's houses, as opposed to the “sacrilege” of painting their facades (which already tell a story by themselves). So it's no coincidence that the subject of Inquisit Istriae, Xena Zupanic, is seen by the photographer Matteo Cardin as an ectoplasm who lives in the walls of the city, rising thanks to the drawings, interpreted (in this context) as the vivid spells made in order that the soul of Dignano - and of its inhabitants - can “live again”; while Xena, with M.M.D.P. 429 (II) performance, wants to "ensure the autopsy," or to see with her own eyes the ultimate truth of his being: the descent into the subsoil, into the realm of clarifying death. The act of dying is called ecstasy, which is desired; it's a kind of reunification with the sweet Divine. A Divine that forbids the bitterness, that fiery bile that costs one's life».

And Xena says about herself: «I admit: I Xena, the conscious subject, with regular address and house number, with the unchangeable shoe size and variable color, with specific pain on the sinister side of the ribs, detectable but invisible, I am a not negligible abortion, an annihilated, a humiliated, a despised, derelict and abandoned, annihilated in the middle of nothing, stripped of myself and of everything, plunged into the abyss of my nothingness, detached from creation and from myself, I want the denial of the will, the resolute will of not wanting to know any more of its own will. I am a mad abortion, a not soft jurodivyja, the one who doesn't ditch the majestic matrix shown in a fixed point».

(Text by Maria Rosaria Gallo, Photo by Matteo Cardin)
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
 
 
 
 
   
 
 
 
 
 
     
 
     
 
     
 
 
 
   
 
   
 
 
 
 
 
         
   
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